Se il cassaintegrato è “bamboccione” e vota Lega

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Casa-integrati o cassaintegrati? Intervista con Salvatore Bellari, operaio e delegato FIOM-Cgil alla fabbrica di Dalmine (BG)

di Andrea G. Cammarata

Il ministro  della Publica amministrazione, Renato Brunetta, alcuni giovani li fa passare per “bamboccioni” -onesto, visto che anche lui a 30 anni ancora non riusciva a farsi il letto. Causa della coscia corta? No, tempo fa al Corriere della Sera il ministro ha detto: “Fino a quando non sono andato a vivere da solo era mia mamma che la mattina mi rifaceva il letto.”

Dal canto suo l’operaio, quello giovane, single, modaiolo, con il finanziamento per la moto figa ma magari pure cassaintegrato, a 30 anni sta ancora a casa da mamma, si piglia il suo magro stipendio dimezzato, causa crisi, beve parecchio e capita che voti Lega.

Non che mi interessasse nulla del ministro, ma degli operai sì, che’ fanno Questi, in tempi di crisi? E’ vero che sempre più votano Lega scordando la lotta sindacale e il comunismo, in favore di una vita “berlusconiana” fatta di “Amici”, di De filippiche, del Grande Fratello Bossi, depilazione del petto, bevute e cocaina? Cassa-ingrati? O eroi da fumetto che dismettono la tuta blu da operai e corrono agli aperitivi “mondani”, per bersi dozzine di drink con la scusa degli happy-hour?

Gente della notte mi dice di sì, soprattutto a Torino, sul lungo Po’, dove i locali pullulano e la voce gira, anche a Brescia, Bergamo, è pieno di lavoratori “bamboccioni”. Vivono a  casa da mamma, con zero spese per l’affitto e per il mangiare, e 700 euro al mese da scialacquare -questa la media di stipendio che prende il cassaintegrato- non sono pochi. Allegria! E guai a chiamarli “compagni” o “compagne”, magari “socio” o “socia” sì, perché votano il Berlusca, o la Lega.

Intanto famiglie operaie con i figli a carico, precari, che non possono mungere dalla tetta materna, loro soffrono, racimolano quel che possono, e forse non votano a destra.

Per capirci qualcosa fra ministri e operai bamboccioni, ho incontrato Salvatore Bellari, coordinatore della FIOM-Cgil (Federazione impiegati operai metallurgici) della Fabbrica di Dalmine a Bergamo, l’occasione era più che mai azzeccata: il 16mo Congresso nazionale della Cgil, a Rimini.

Come avete affrontato la crisi alla Dalmine?

Abbiamo trovato un accordo dignitoso con gli imprenditori grazie alle iniziative di lotta: nessuno viene licenziato e chi è in età verrà accompagno al pensionamento, da qui a cinque anni, con un’integrazione salariale che permetterà di fargli avere una pensione normale. Chi invece lo vorrà potrà uscire usufruendo degli incentivi salariali. Un altro risultato ottenuto grazie alle iniziative del sindacato, è un incremento fino al 80% dello stipendio rispetto alla cassa integrazione, che di norma sarebbe il 58% dello stipendio netto, il risultato è un aumento guadagnato del 22%, rispetto allo stipendio medio del cassa integrato. In più abbiamo mantenuto i premi di produzione che avevamo, perché la cassaintegrazione ti dice che certi premi non sono pagabili quando sei in “cassa.”

Per quello che riguarda i mutui aperti dagli operai è stato fatto qualcosa?

Sicuramente parecchi lavoratori sono stati aiutati dai familiari. E’ stato tentato di rivolgersi alle banche, chiedendo la possibilità di sospendere il mutuo durante il periodo di cassaintegrazione, qualche banca ha risposto positivamente. Ma per fortuna la “cassa” l’abbiamo subita a rotazione.

Quanti sono i cassaintegrati alla fabbrica di Dalmine adesso?

Sono circa 200 cassaintegrati, e prima del 2011 non si parla di miglioramenti.

Come reagiscono alla crisi gli operai?

Si vive male, ovviamente quando hai l’incertezza del lavoro una persona la vive male.  Oltretutto hai lo stipendio diminuito a causa della cassa integrazione, quindi difficoltà anche a livello di vita quotidiana, come il fatto di far fatica ad arrivare a fine mese. Quando hai un affitto o un mutuo da pagare, una famiglia a cui dar da mangiare, e ti trovi in difficoltà, vai a cercare qualsiasi tipo di lavoro, anche in nero.

Cosa ne pensi di questi operai che sempre di più cominciano a votare a destra?

E’ un problema generazionale ed è un problema d’informazione da parte degli operai, che vivono di spot televisivi e propaganda politica, che non permettono loro di entrare nel merito di quelli che sono i veri problemi. La campagna di terrore xenofobo della Lega ha fatto saltare i diversi ideali che la sinistra ha, come la solidarietà, l’uguaglianza, generando la paura del diverso, della delinquenza, dell’extra-comunitario. E’ per questo che l’operaio si sposta su altre posizioni, perché pensa che l’immigrato gli ruba il lavoro.

Però, Lega a parte, gli operai cercano di condurre una vita sempre più sfrenata, vogliono la bella moto…bevono…

Non li capisco, non pensano al futuro e vanno avanti a cercare di vivere bene, nonostante le condizioni disastrose che hanno, lo fanno anche grazie all’appoggio dei familiari, spesso benestanti, che possono aiutarli. In questi casi la famiglia ti mantiene, non ti chiede niente, e l’operaio quel magro stipendio della “cassa” se lo “sbraga” così, bevute e il resto.  C’hanno tre soldi e vanno a sbragarseli perché hanno le spalle coperte. E’ una mancanza di accortezza e di responsabilità per il tuo futuro. Diverso è il giovane che si è sposato e ha cominciato a far famiglia, quella è una realtà differente, sta attento alle spese e tutto.

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