International Journalism Festival, quando la tecnologia è democrazia.

Libera Rete

“Prendete la carta dei giornali, conservatela, sarà utile ad avvolgere qualcosa di ormai vecchio.  La quinta edizione IJF (International Journalism Festival) di Peugia ha illuminato il percorso rivoluzionario on-line dei media, tanto da poter soppiantare anche il suo oggetto: la parola ‘journalism’ sta mutando in ‘citizen’.”

Di Andrea G. Cammarata e redazione Voci Globali

 

Blogger, giornalisti, o semplicemente “cittadini di Internet” assetati di diritti si confrontano, uno degli obiettivi del laboratorio di Perugia è stato “costruire la strategia”, il futuro della Rete, la cooperazione della popolazione con i media mainstream e gli attori del mondo dell’informazione non riconosciuti professionalmente. Approfittare di Internet dei suoi ingredienti, i tools, nuove piattaforme, cyber-alimenti che giovano alla libertà d’informazione. Il meteo-Web di Perugia è terso: giornalismo partecipativo e “umanitario”, attivismo on-line, e un motto condiviso: “technology helps democracy”.

Tuttavia si lavora sempre sul territorio e sgorga insaguinato il “Restiamo umani” di Vittorio Arrigoni, giornalista, blogger e attivista sul campo, ucciso pochi giorni fa in Palestina. Al Festival “lui poteva esserci”, come ricorda Antonella Sinopoli, fra i fondatori di Voci Globali, non dimenticando il suo blog Guerrilla Radio.

Web come motore delle rivoluzioni africane e mediorientali, ma tutto nasce dal basso, combinando attivismo online e azioni sul territorio. Il circuito volontario di Global Voices lavora in stretto contatto, confrontandosi, decidendo insieme, ma soprattutto operando sul campo: “noi siamo lì con i blogger e sappiamo cosa succede” spiega Lova Rakotomalala, editor di GV per la sezione francofona dell’Africa. “Quello che facciamo – continua – è contestualizzare, tradurre e diffondere le notizie di blogger eminenti nei paesi vessati dai regimi. Questo è il valore aggiunto di Global Voices”. Un Network in grado, tramite il progetto Rising Voices, di fornire supporto tecnico alla popolazione nei Paesi in via di sviluppo, dalle mini-borse di studio alla copertura del costo della connessione Internet per i blogger indigenti. Con un lavoro costante fatto di presenza, scrittura ma anche analisi Global Voices ricava un’ampia comprensione del contesto grazie alla mappatura dei blog. E questo non solo quando scoppiano rivoluzioni.
Ci sono delle “comunicazioni segrete” con gli attivisti per aggirare la censura, dice Sami Ben Gharbia, attivista tunisino e direttore di GV Advocacy, “scriviamo manuali utili a proteggere l’identità del blogger o su come sfruttare al meglio e in tutta sicurezza la piattaforma WordPress, i social media, gli attivisti spesso non sono consapevoli dei rischi che corrono”. “Se qualcuno viene arrestato – aggiunge – diffondiamo la notizia. Per garantire la copertura degli autori cambiamo l’URL dei post che traduciamo.” Sami è stato esule per molti anni, costretto a lasciare il suo Paese, la Tunisia, da un regime autoritario. Quel regime che sarebbe poi caduto grazie alla Rivoluzione del Gelsomino. Sami è co-fondatore di Nawaat, blog collettivo di attivisti tunisini che proprio recentemente ha ricevuto il Netizen Prize 2011 di Reporters Sans Frontières.

“Nei paesi poveri Internet è per lo più telefonia mobile”, oppure call center, la popolazione entra sulla Rete in mobilità e lo fa con uno strumento più accessibile economicamente, spiega Juliana Rotich, co-fondatrice di Ushahidi: un sistema di aggregazione info tramite Internet, piattaforma per sms e micro-blogging che raccoglie testimonianze locali geolocalizzandole e permettendo, ad esempio, un supporto logistico immediato alle popolazioni colpite dai disastri ambientali o la mappatura di un territorio nel caso di violenze post elettorali.
I pionieri del blogging ricordano che “Facebook is a tool” ma è privo di tag, di un sistema di archiviazione e di ricerca informazioni, non basta più. Bernardo Parrella, co-fondatore dell’associazione Voci Globali e coordinatore di Global Voices in Italiano, aggiunge: ci sono “ulteriori metodologie tecnico-dinamiche per consentire ai cittadini di partecipare online. Siamo noi cittadini che impegnandoci prendiamo le notizie dal basso, diventiamo il centro dell’informazione rilanciadola in varie forme. Cambiamo il mondo”.

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