Cannabis terapeutica: Coltiva Ricerca e brucia.

Ccsvi e sclerosi multipla

La ricerca scientifica ci sarebbe. Il Centro per le colture industriali la coltiva e brucia tutto per legge. Poi, quando è ora di somministrare la Cannabis ai malati, la Sanità si deve rivolgere all’estero pagandola a caro prezzo. 

In sintesi.

Importare il farmaco a base di canapa significa 400-1000 euro mensili di spesa per ogni malato che ne fa richiesta. Ma il Centro per le colture industriali di Rovigo coltiva e produce già la materia prima. Il farmaco potrebbe prepararlo e distribuirlo -per legge- lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, che però non ha fondi sufficienti per farlo. I pazienti devono invece affrontare lungaggini burocratiche per ottenere il farmaco e poi consumarlo in day-hospital, se impediti a portarlo a casa. Altri, a rischio pena, si rivolgono al mercato nero. Intanto in Francia si riapre il dibattito: sostiene l’economista della Sorbona, Pierre Kropp, che legalizzare e tassare il consumo di Cannabis varrebbe un miliardo di euro l’anno per le casse del fisco. 

Di Andrea G. Cammarata

Legalizzare o non legalizzare. In Francia nei giorni scorsi il dibattito si è riaperto sulle pagine di ‘Le Monde’, con l’intervista a Pierre Kopp, economista alla Sorbona, che ha calcolato per le casse dello Stato francese un guadagno l’anno di un miliardo di euro, a fronte della tassazione sul consumo della Cannabis. Ma niente illusioni, non è in atto assolutamente una rivoluzione culturale. Si fronteggia la crisi alla meno peggio, al solito gravando sulla gente. In Europa comunque il consumo di Cannabis, anche a scopo ludico, è altissimo. Uno studio dal National Institute on Drug Abuse, rivela che nel 2007 più di 23 milioni di adulti europei hanno usato lo spinello. Tuttavia la demonizzazione della pianta sacra non ha pace, e in Italia, fra legge repressiva Bossi-Fini e Giovanardi show, anziché andare avanti, si retrocede.

In più per tutto ciò che di serio c’è dietro il consumo di Cannabis a scopo terapeutico, non sta succedendo niente. Ci spiega la senatrice Donatella Poretti, tramite Facebook, che non è seguita “nessuna risposta” alla interpellanza parlamentare con cui è stata fatta domanda al governo per permettere la produzione di farmaci a base di canapa. Perché nel Belpaese per la Cannabis c’è la ricerca c’è la produzione, ma poi si brucia tutto e si compra il farmaco all’estero spendendo sempre soldi pubblici. Il farmaco per i malati non è disponibile in farmacia, non si trova presso i grossisti e non viene stoccato, e bisogna importarlo a forza con tutte le complicanze che ne conseguono. La procedura descritta nella legge art. 2 D.M. del 11-2-1997, indica l’ardita strada per ottenere il farmaco: il malato deve rivolgersi al medico specialista o a quello di base, che a loro volta devono compilare e inoltrare la fatidica “richiesta di importazione” – tramite una farmacia ospedaliera – al ministero della Salute, dove l’Ufficio centrale stupefacenti rilascerà poi il “nulla osta”, osservando caso per caso prima di decidere. Tempi lunghi e costi altissimi. Una scatola di Sativex – spray a base di Cannabis – costa centinaia di euro, e -in base alla normativa- la spesa è rimborsata solo se il farmaco viene utilizzato in ambito ospedaliero, o a discrezione della Asl in questione. Assurdità. Spiegano i malati che per la morfina tutto questo non esiste, si guida, si lavora, e la si porta a casa…

All’Ufficio centrale stupefacenti del ministero della Sanità passano la palla all’AIFA. Rocco Signorile, collaboratore del direttore Germana Apuzzo, spiega fra l’altro che il dato sul numero di richieste del farmaco pervenute al ministero “non è disponibile”, ma si parla di una decina di chili: “alcuni chilogrammi di cannabis importati all’anno”. Il collaboratore ci tiene a sottolineare però che “sarebbe corretto e utile avere un farmaco per l’Italia”,  aggiungendo che allo stato attuale “non ci sono società che hanno ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio del farmaco”, e che comunque “la richiesta va fatta all’AIFA” (Agenzia italiana del farmaco).

Lo spreco sanitario quindi si descrive da sé. A Rovigo il Centro di ricerca per le colture industriali -unico in Italia- produce circa “15 chilogrammi di Cannabis l’anno, ma il raccolto viene in buona parte requisito e poi bruciato regolarmente dalla Guardia di Finanza”, spiega l’agronomo Giampaolo Grassi in qualità di membro di Medicalcannabis.it. Ciò succede infatti perché “le case farmaceutiche italiane non si interessano ad un eventuale impiego della materia prima”. “Il Centro – continua Grassi – sopravvive solo grazie al supporto finanziario di alcune società estere e di altri attivisti per la causa”. Di più. E’ scritto nell’interpellanza parlamentare della senatrice Poretti e lo ripete anche l’agronomo: In Toscana lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze avrebbe tutti i requisiti per trasformare la Cannabis del Centro di ricerca di Rovigo in farmaco. Grassi: “Basterebbe qualche finanziamento sull’ordine dei 20mila euro”, per iniziare a testare il prodotto secondo tutti i crismi che la Sanità mondiale richiede. Ricerca che ovviamente alla fine renderebbe, quanto a tempistica di reperimento del farmaco, più facilità di accesso alle terapie a base di Cannabis, e l’abbattimento dei costi d’importazione.

Un dossier diffuso dall‘Aism (Associazione italiana sclerosi multipla), illustra i progressi della ricerca scientifica. Si parla di potenzialità “neuroprotettive” dei cannabinoidi nei pazienti affetti da questa patologia neuro-degenerativa (SM), e possibilità di trattare sintomi frequenti come emicrania, spasmi muscolari, nausea e vomito. Quindi dimenticate dicerie tipo “la canapa brucia il cervello”, perché -si legge nel dossier Aism- “La cannabis in condizioni sperimentali ha dimostrato di agire favorevolmente su molti complessi meccanismi che determinano l’apopstosi (morte “massiva” dei neuroni), – continua il dossier – per tali motivi farmaci contenenti cannabinoidi sono stati ipotizzati per il trattamento del morbo di Parkinson, della sclerosi laterale amiotrofica, e SM”.

Roberto Furlan, neurologo e ricercatore al San Raffaele di Milano, ha in cura una trentina di malati di sclerosi multipla, di cui circa un terzo fumano la Cannabis, o inalano il Sativex. Pur lamentando una certa esiguità del numero di pazienti osservati negli studi clinici sugli effetti terapeutici della Cannabis, il medico spiega semplicemente che “ci sono molti pazienti che la utilizzano fumandola, perché considerano che abbinare l’effetto voluttuario o ansiolitico gli fa bene”. Il Sativex, in alcuni casi, può essere in più una “blanda alternativa al Baclofene“, anti-spasmico molto potente che ha effetti collaterali fortissimi. Aggiunge il ricercatore che la comunità neurologica italiana ha accolto la Cannabis “in maniera completamente priva di pregiudizi”. D’altronde “questo tipo di sostanze nell’ottocento facevano parte della farmacopea normale”, ha detto il neurologo. Parlando ancora del Sativex, Furlan ci tiene a rassicurare che “sostanzialmente non c’è quell’effetto voluttuario che la Cannabis provoca quando viene fumata”. Tuttavia ci sono pazienti che “rispondono”, da un punto di vista di miglioramento sintomi, in maniera variabile alla terapia con la canapa. La regola insomma non vale per tutti alla stessa maniera. Spiega Furlan che “potrebbe dipendere dai recettori”, che nel cervello di ognuno di noi “legano” il Thc (uno dei principi attivi della Cannabis) in maniera diversa.

Cura palliativa, rimedio della nonna, terapia del dolore, la Cannabis è da millenni universalmente panacea per ogni male. Chi è affetto da sclerosi multipla, sla, tumore, aids, spesso la cerca, la prova, e dice di sentirsi meglio. Racconti aneddotici, esperienze soggettive, abbondano sul web. E non si può comunque negare il diritto di stare meglio e obbligare i malati a giocare a guardie e ladri per ottenere la canapa con il rischio di pene durissime. E’ a questo che il governo non sta rispondendo. E all’illegalità si sovrappone poi il rischio concreto nel consumare Cannabis del mercato nero, che può contenere “ammoniaca, funghi, o essere semplicemente non sterile”, spiega l’attivista Stefano Balbo, malato di sclerosi multipla che da Bolzano ha condotto una battaglia per la regolamentazione della canapa medica unica in Italia. I tagli presenti nell'”erba” del narcotraffico possono seriamente mettere a rischio la vita, già debilitata, di un malato, spiega ancora Balbo.

Sclerosi multipla e Ccsvi, clamore e speranze sulla cura sperimentale Zamboni, il Canada finanzierà la sperimentazione.

Ccsvi e sclerosi multipla

Dibattito acceso su una scoperta tutta italiana che sta facendo clamore nel mondo. Intanto associazionismo e tam-tam online sfidano i lunghi tempi della medicina. Sintomi debilitanti che scompaiano e nessuna ricomparsa di ricadute. 

Di Andrea G. Cammarata

Lui è uno scienziato ferrarese, e se lo incroci il suo sguardo ti trafigge. Ha donato la speranza di una vita migliore a migliaia di malati affetti dalla Sclerosi mutlipla, malattia autoimmune di cui, in questo Paese, una nuova diagnosi è conclamata ogni quattro giorni . Solo in Italia, i malati di questa malattia fortemente disabilitante sono più di 50mila. Il prof Zamboni ha ipotizzato una terapia sperimentale che non prevede l’utilizzo di farmaci , aizzando così un sommo stupore da parte della nota riottosità della casta dei neurologi.

Qualcuno lo ha etichettato anche “Di Bella”, lasciando intuire ancora lo scetticismo che ruota intorno a questa scoperta . Come probabile causa/effetto della patologia disabilitante Zamboni, sulle orme di uno scienziato ottocentesco francese, e basandosi sulla geografia selettiva dei vasi sanguigni chiusi, denuncia perciò il cattivo funzionamento delle vene extra-craniche, che a causa di malformazioni generano un’insufficienza venosa cronica.

Ed ecco il nome della malattia: Ccsvi  (insufficienza venosa cronica cerebro-spinale). Poi 27 pubblicazioni su riviste scientifiche di primo livello, acclamano il risultato di una ricerca tutta italiana, la cui rapidità e diffusione sbalordisce ancora una volta l’opinione medica internazionale. Parte la sperimentazione diagnostica ed operativa negli ospedali e nelle più importanti università Usa . L’intervento di angioplastica riesce facilmente, nessuna complicazione. La diagnosi si effettua tramite Ecocolordoppler, e poi con la più avanzata plestimografia cervicale. I sintomi debilitanti della malattia scompaiono o si attenuano, lasciando dimenticare gli insuccessi cronici in materia di Interferone, farmaco sì in grado apparentemente di bloccare le ricadute invalidanti della malattia, ma che non allevia in nessun caso le emicranie ossessive e il senso di spossattezza eterno che affligge i malati.

Nei mesi scorsi il meeting ISNVD vede radunati i maggiori medici vascolari e radiologi di tutto il mondo, la scienza si respira come una boccata di aria fresca. Speranze. Studi sui topi che confermano la correlazione fra insufficienza venosa e disabilità. Conferme e nuove ipotesi genetiche inerenti la trasmissione ereditaria della Ccsvi. Sperimentazioni in doppio cieco con l’ausilio di psicologi e neurologi che confermano i miglioramenti cognitivi dei pazienti trattati. Poi la fuga affrettata dei malati per farsi operare all’estero da chiunque sia: cliniche improvvisate, ambulatori di ogni sorta dal Messico alla Romania. Pubblicità su Facebook e la “Liberazione” fai da te (così viene chiamato in gergo l’intervento) lievita a costi stellari.

Zamboni ammonisce i pazienti: “non abbandonate la terapia tradizionale a base di farmaco e fatevi operare solo in studi sperimentali autorizzati” . Massima cautela e onestà da parte del medico, e intanto si attendono risultati definitivi. Il dottore Ciro Gargano di Napoli conclude una sperimentazione su 500 pazienti, eloquente l’osservazione riferita al ’Corsera’ : “i sintomi associati a questa malattia spesso scompaiono” -parla di-  “Casi in cui la vescica torna a funzionare normalmente, la deambulazione migliora, la stanchezza quasi sempre diminuisce o scompare, come la vista, e negli uomini, tal volta, scompaiono i disturbi sessuali” .

Nel frattempo il Consiglio superiore della Sanità avvalla la sperimentazione, per poi bloccarla rimettendo il parere ai Comitati etici sparsi in tutta Italia. Per intervenire legalmente basterebbe un “numero di protocollo operativo” dal Consiglio della Sanità, quello utilizzato dal dottor Regine, medico vascolare di Pozzuoli, fino ad un stop and go finalmente arrivato. E in fin dei conti si tratta solo di vasodilatazione. Regine ha “liberato” quasi un centinaio di pazienti, è assolutamente soddisfatto e conferma anche lui miglioramenti sintomatici , riferendosi fra l’altro alla scala di valutazione Esds utilizzata in neurologia. Fra i suoi pazienti anche un malato di Sla. Non deglutiva, non mangiava. Poi l’operazione e l’incredibile svolta, che permettono lui di riacquisire facoltà vitali.

Ecco i medici che hanno seguito alla lettera il protocollo Zamboni, e cominciano a portare conferme a quelle sensazioni che la Ccsvi starebbe alla base anche di altre malattie neurologiche, come il Parkinson e la Sla. Online parte l’associazionismo, è tutto un fremere. La pagina fan su Facebook di “Ccsvi nella Sclerosi multipla”, condotta con massima oggettività e cautela, conta quasi 33mila iscritti. Poi ci sono le associazioni: la Ccsvi onlus della Campania, presieduta da Celeste Covino, e le altre in Lombardia , Emilia Romagna, Sardegna , e tutte le regioni che si organizzano per raccogliere fondi e chiedere una risposta certa e rapida alla validità dell’ipotesi Zamboni. La malattia può degenerare improvvisamente, nello stadio più grave ogni ricaduta, effetto delle lesioni a livello cerebro-spinale, può obbligare alla carrozzella o alla privazione dell’utilizzo di un arto.

L’urgenza è massima, curare la Ccsvi apparentemente blocca le ricadute, allevia i sintomi, ma non può risanare le lesioni. Il dibattito è sempre forte, l’Aism, fra le maggiori associazioni italiane in tutela della Sclerosi mutlipla, si defila in seguito ai risultati di uno studio sperimentale non soddisfacente, dissociando peraltro la partecipazione del Prof Zamboni che critica un arbitrario metodo di procedure da parte dell’associazione. I neurologi, la cronaca riferisce, stentano ancora a interessarsi, e i malati temono addirittura di riferire loro della scoperta Zamboni. I media mainstream sollevano il caso, alcuni giornalisti si affrettano addirittura nel tentativo di affossare la ricerca. Poi le interrogazioni parlamentari, si discute anche in politica. Dal Canada , ecco la notizia, il Ministro della Sanità, Leona Aglukkaq , ha annunciato in questi giorni che lo Stato finanzierà il trial di trattamento sulla Ccsvi , con parole ricche di genuina sensibilità e concretezza.

“Incontrare tante persone affette da questa malattia che mi hanno parlato della lora storia, si è rivelata essere un’esperienza molto toccante. Guardo al loro coraggio eccezionale di fronte questa terribile malattia, e li appoggio con tutto il cuore in questi momenti difficili”

In Italia Zamboni, sta invece autofinanziandosi , attraverso il costante impegno delle associazioni a lui vicine, quando si tratta del suo studio sperimentale più importante, chiamato BRAVE DREAMS, che dovrebbe togliere ogni dubbio sulla reale efficacia di questa scoperta.

“Pubblicato Lunedì 6 luglio 2011 in esclusiva su L’Indro www.lindro.it e qui ripubblicato per gentile concessione”

Ccsvi e Sclerosi multipla. A Pozzuoli riparte la sperimentazione Zamboni

Ccsvi e sclerosi multipla

Di Andrea G.  Cammarata

Il Comitato etico dell’ospedale di Pozzuoli riaccende le speranze dei malati di Sclerosi multipla.

Dopo il blocco della sperimentazione del metodo Zamboni, suggerito dal Consiglio superiore della Sanità,  il 7 giugno il Comitato etico della Asl di Pozzuoli ha verbalizzato un parere positivo per la ripresa degli interventi di “liberazione” nelle vene giugulari dei malati di sclerosi multipla. Si attende tuttavia la delibera del Comitato, con le motivazioni di una “sentenza” che ancora per motivi burocratici ospedalieri non è stata materialmente rilasciata.

Il dott Renato Regine, medico vascolare dell’ospedale di Pozzuoli, potrà così ricominciare ad operare come prima del blocco indicato dal Consiglio superiore. Si ripartirà il 4 luglio con i primi tre interventi, volgendo al termine una sperimentazione sui malati che ha già coinvolto 84 pazienti con esiti lusinghieri [leggi l’intervista a Regine]. “E’ un parere che farà giurisprudenza per gli altri comitati etici in Italia”, ha commentato durante una telefonata il medico campano. Si attendono perciò delle ripercussioni a livello nazionale per quello che potrebbe essere un effetto a catena. La delibera sarà pubblicata sul Gazzettino del farmaco, e gli altri comitati etici potranno confrontarsi con questo esito, oltre che con gli studi e la documentazione prodotta in merito dall’équipe del dott Regine.

“Il termine della sperimentazione servirà a confermare che questa terapia è efficace nel raggiungere determinati miglioramenti per i pazienti”, aggiunge il medico, al termine della sperimentazione “quando formalmente il comitato etico prenderà atto dei risultati non dovrebbero esserci problemi per continuare ad operare di routine”. A scanso di equivoci, Regine si è attenuto fin da subito “alla lettera” nei riguardi delle indicazioni generali del ministero della Sanità. Il medico ha provveduto a programmare una sperimentazione, previo consenso del Comitato etico, di tipo multidisciplinare e seguendo scrupolosamente il protocollo Zamboni, “con un neurologo, un neurochirurgo e uno psicologo che sono sempre con i pazienti prima, durante e dopo l’operazione”.

Gli scettici non  potranno perciò dire che il medico vascolare è partito “per conto suo”, il medico vascolare in questo caso ha svolto “solamente la procedura”, operando. L’équipe utilizza peraltro quattro scale di valutazione dei miglioramenti dei pazienti operati: l’Edss, Quality of life, depressione e fatica. I controlli dopo l’operazione vengono svolti da un medico terzo, e per ciò che concerne la diagnostica della Ccsvi da parte dei medici radiologi, c’ è un doppio cieco, chi utilizza l’ecodopller non utilizza la flebografia e viceversa. La nostra sperimentazione “E’ inattacabile dal punto di vista scientifico, come finora lo sono stati i risultati”, conclude il dott Regine, ma “devo essere più realista del re, stiamo a vedere”.

Inchiesta, seconda parte. Ccsvi e sclerosi multipla, intervista al Dott. Regine medico vascolare dell’ospedale di Pozzuoli.

Ccsvi e sclerosi multipla

Di Andrea G. Cammarata

Dott. Regine a che punto siamo arrivati con le liberazioni?

Siamo fermi con le procedure dalla disposizione del ministero dell’11 marzo 2011, in attesa che il protocollo venga di nuovo approvato dal Comitato etico che deve riunirsi il 27 e il 28 maggio.

Cosa è successo?

Il Consiglio superiore della sanità ha dato questo parere al ministero e il ministro l’ha girato alle regioni. Il Consiglio superiore della sanità si raccomandava di riformulare tutto il protocollo e farlo approvare dai comitati etici. Mentre prima il ministero aveva dato il via libera senza l’approvazione dei comitati etici.

Prima della circolare secondo quale criterio operavate?

Fino a quel momento abbiamo operato secondo le indicazioni della circolare del ministero del 27 ottobre che diceva che se si trovano delle stenosi delle giugulari bisogna comportarsi come di fronte qualsiasi altra stenosi vascolare, quindi fare l’angioplastica, stesso codice operativo.

Quanti pazienti affetti da Ccsvi avete operato?

85 pazienti per quattro mesi, da metà novembre fino a marzo. Abbiamo applicato il sistema del protocollo Zamboni alla lettera. Diagnostica con eco-color-doppler e, per alcuni pazienti, mezzo di contrasto. Abbiamo verificato il ritardo di transito nelle vene, e poi abbiamo fatto l’angioplastica.

Risultati?

In questi sei mesi di osservazione abbiamo avuto dei buoni risultati, con un miglioramento dello stato di malattia del paziente, che, stando alla scala di valutazione utilizzata dai neurologi, è attestabile a uno-due punti.

Imprevisti durante l’operazione?

La procedura è sicura, negli 85 pazienti non abbiamo avuto alcun incoveniente. Tutti gli interventi sono stati eseguiti in day-hospital nel reparto di neurochirurgia, quindi insieme al neurologo che controlla. I pazienti, dopo l’intervento, sono ritornati tutti per il controllo con l’eco-color-doppler.

Quindi nessun imprevisto? Nemmeno con le anestesie?

Noi operiamo senza anestesia, usiamo palloni semi-complianti, che realizzano una dilatazione del vaso molto leggera, non traumatica. L’unico problema è il momento in cui si fa l’angioplastica, se il paziente sente dolore, va ricoverato in maniera “classica” e bisogna programmare un’anestesia.

Solo angioplastica? Nessuno stent ancora disponibile per le vene?

Il vero miglioramento avverrà con lo stent. Perché noi con l’angioplastica dilatiamo la vena, ma non la dotiamo di una difesa dall’attacco della malattia. Invece credo che con gli stent i risultati saranno migliori e più duraturi. Perché quello che stiamo notando è che questi pazienti dopo tre quattro mesi, tendono di nuovo a peggiorare, cioè a ritornare lentamente allo stato pre-dilatazione.

Dottore, cosa si aspetta da questa cura? 

Io mi sono fatto delle idee, ma sento che c’è ancora confusione. Le vene sono un organo beffardo, non credo che la malattia dipende dalla vena. Dilatando queste vene si migliorano i sintomi dipendenti da queste stenosi, non i sintomi “totali” della sclerosi multipla.

Ccsvi da intendersi quindi effetto della sclerosi multipla e non causa, come sostiene il neurologo di fama mondiale, Robert Zivadinov?

Sono d’accordo con lui quando dice che in sostanza la problematica delle vene è un altro effetto della sclerosi multipla e non la causa. Però il dato che emerge è che facendo queste procedure di dilatazione i pazienti stanno meglio.

Che miglioramenti hanno avuto i suoi pazienti?

Eccetto cinque o sei pazienti, tutti quanti hanno avuto un miglioramento più o meno clamoroso.

Cosa intende per “clamoroso”?

Il paziente si è rimesso in piedi. E’ venuto a operarsi sulla sedia a rotelle e una settimana dopo l’operazione è tornato al controllo che camminava. Ovviamente parliamo di malati costretti sulla sedia a rotelle a causa della stanchezza, non di una paralisi.  Abbiamo avuto quattro cinque pazienti che hanno ricominciato a vedere. Tutto considerando che parliamo di persone giovani giunte a uno stato avanzato della malattia.

Mi dia una considerazione personale. Da medico vascolare il fatto di avere le vene otturate, al confronto di un neurologo che dice “no non è importante”, da un punto di vista fisiologico è un problema? Oppure non è importante?

Io questo problema non me lo pongo più. Ho toccato con mano, ho visto che 85 pazienti facendo l’operazione stanno meglio. Ci sono pazienti, che dopo tre o quattro mesi, quando hanno perso leggermente i benefici dell’operazione, sono venuti qui e mi hanno sollecitato a rifare il trattamento. Io sono colui che dilata le vene, non è compito mio capire perché. E’ il neurologo che dovrebbe spiegarmi perché questi pazienti con le vene dilatate vivono meglio, anziché dire “no, non è niente”. Questo è un dato incontrovertibile che c’è: i pazienti stanno meglio.

Quindi prescindendo dalla sclerosi multipla avere le vene otturate è un problema?

Sì, infatti a mio parere questo problema si espone anche ad altri tipi di malattie, malattie degenerative. La mielite, la sclerosi laterale amiotrofica (Sla), il Parkinson. Noi abbiamo operato anche un paziente con la Sla, ha ripreso a parlare e ad ingoiare. Io credo che ci sia una correlazione tra la generazione della mielina che è il rivestimento dei nervi del tessuto centrale nervoso e midollare, e il ritardato reflusso del sangue.

>>>>Continua

Inchiesta, prima parte. Ccsvi e sclerosi multipla, le parti a confronto. Intervista al neurologo Dott. Taus dell’ospedale di Pesaro.

Inchiesta, terza parte. Ccsvi e sclerosi multipla, intervista al neurologo Pasquinelli dell’ospedale di Rimini.

Inchiesta, terza parte. Ccsvi e sclerosi multipla, intervista al neurologo Dott. Pasquinelli dell’ospedale di Rimini.

Ccsvi e sclerosi multipla

Di Andrea G. Cammarata

Dott. Pasquinelli, quanti dei suoi pazienti affetti da sclerosi multipla si sono sottoposti all’intervento di liberazione dalle ostruzioni venose?

Cinque pazienti operati, di cui uno, per motivi tecnici, non ha completato l’intervento. Gli altri quattro sono soggettivamente soddisfatti per alcuni versi, però non hanno avuto risultati eclatanti come quelli segnalati nelle interviste in tv. Non posso dire che nei pazienti operati ho riscontrato dei risultati eccezionali. I pazienti sono tutti moderatamente soddisfatti di avere fatto l’intervento per la scomparsa di alcuni sintomi, tuttavia ciò tenendo presente che chi si è sottoposto all’intervento è a uno stadio avanzato e grave della malattia.

Ma questi pazienti hanno poi avuto delle ricadute legate alla sclerosi multipla?

Due degli operati hanno avuto una ricaduta immediatamente dopo l’intervento, e hanno dovuto fare il cortisone.

Quindi sono state delle ricadute tipiche della Sclerosi multipla, o solo un effetto di regressione causato dalle ristenosi che si generano in alcuni casi dopo l’intervento Ccsvi?

Sì, una delle due ha avuto una ristenosi. L’altro ha invece avuto una ricaduta da sclerosi. Teniamo presente che gli altri che non hanno avuto ricadute sono affetti da un tipo di sclerosi multipla detta secondariamente progressiva, dove non ci sono le ricadute classiche della forma più grave della SM recidiva remittente.

Chi si è operato, fra l’altro, dice di avere avuto miglioramenti della minzione, della funzione erettile, di non avere più mal di testa, lei conferma?

Quasi tutti i miei pazienti che si sono operati hanno segnalato dei miglioramenti di alcune funzioni, uno mi ha detto che muove meglio la mano, qualcuno che gli è diminuito il formicolio, ma sugli aspetti urinari o sessuali nessuno mi ha segnalato niente di particolare.

Quindi da un punto di vista di miglioramento di sintomatologie nulla di straordinario?

No, cose eclatanti no. Sono miglioramenti molto limitati e non obiettivabili, raccontati dai pazienti. Qualche miglioramento soggettivo, prestazionale, però chi purtroppo era costretto alla sedia a rotelle ci è rimasto.

Ha mai sconsigliato l’intervento ai suoi pazienti?

I miei pazienti sono stati tutti informati. L’ho sconsigliato solo a una donna giovane che vuole rimanere incinta. Perché c’è una cosa che non viene detta, l’esposizione radiologica di questo intervento è pari a 2500 lastre del torace. Gli altri li ho lasciati assolutamente liberi di fare come volevano. C’è chi si è operato in Italia,  uno è finito anche in Romania, hanno speso dai 150 ai 300 euro per l’indagine diagnostica, dai 3mila ai 6-7mila euro per il trattamento chirurgico. Qualcuno di questi è risultato positivo all’esame diagnostico ma ha preferito non fare l’intervento. A tutti ho detto di non abbandonare le terapie convenzionali.

Cosa ne pensa della Ccsvi?

Chi l’ha inventata, chi la sta studiando, ci deve ancora chiarire se la Ccsvi è veramente collegata con la sclerosi multipla, se l’intervento per la Ccsvi serve a qualcosa, e se la Ccsvi non è dannosa per qualche motivo.

Dannosa?

Dobbiamo essere sicuri che serve a qualcosa e che non faccia male. Per quel che ne so io il Consiglio superiore della sanità ha preso un po’ le distanze da questa cura. Siamo tutti in attesa della chiusura degli studi italiani. Ho avuto anche pazienti affetti da sclerosi multipla che sono risultati negativi all’esame diagnostico della Ccsvi.

Voi neurologi come vedete la cura della Ccsvi? Vi interessa la questione vascolare, la approfondite? Cercate di completare l’interdisciplinarità prospettata da Zamboni e Salvi?

Conosco Salvi da molto tempo, ho seguito i suoi convegni. Non ho nessun tipo di resistenza. Con alcuni pazienti affetti da Sm sono molto coinvolto, farei qualsiasi cosa per farli stare meglio. Va chiarito invece che cos’è la Ccsvi, se c’è correlazione fra sclerosi multipla e Ccsvi e se serve trattare la Ccsvi per curarare la Sm, questo è l’attegiamento di un po’ tutti i neurologi e dell’associazione nazionale sclerosi multipla. Stiamo tutti aspettando di capire che cosa abbiamo per le mani, perchè ancora un netto collegamento fra le due malattie non è stato dimostrato.

Prescindendo dalla sclerosi multipla, secondo lei le vene giugulari ostruite vanno curate o no?

Non lo so , perchè non ci sono evidenze scientifiche che hanno dimostrato che la Ccsvi sia una malattia. Ci sono gli studi del Prof Zamboni e del neurologo Salvi non accettati da tutta la letteratura internazionale scientifica, perché non tutti hanno ottenuto gli stessi risultati. Stiamo cercando di capire qual’è la verità.

Ma constatato che chi ha maggiore esperienza trova l’ostruzione venosa nel 90% dei casi dei malati di sclerosi multipla, questa per voi non è già una sufficiente correlazione fra le due malattie?

No. Perché la letteratura internazionale non è tutta d’accordo con Zamboni. Per me non è una correlazione sufficiente. Non dipende da me se a Rimini non si fanno i trattamenti. Ci sono degli studi in corso che ci dovranno dire se anche il nostro ospedale si dovrà dotare della strumentazione per curare la Ccsvi.

Ha mai pensato di sottoporre i suoi pazienti a test cognitivi (memoria, concentrazione) prima e dopo l’intervento di liberazione per constatare dei miglioramenti, almeno sotto il punto di vista cognitivo?

E’ una buona idea, si può pensare di farlo.

Si pensa che la Ccsvi possa essere legata anche alla Sla e al Parkinson.

Questo è il discorso dei depositi di ferro a livello cerebrale secondario alla Ccsvi. Magari ci risentiamo fra sei mesi e diciamo che è la cura miracolosa di cui si parla e che è stata dimostrata l’utilità del trattamento della Ccsvi. Se passa questa cosa, dobbiamo riscrivere tutta la neurologia che è stata scritta fino adesso.

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Inchiesta, prima parte. Ccsvi e sclerosi multipla, le parti a confronto. Intervista al neurologo Dott. Taus dell’ospedale di Pesaro.

Inchiesta, seconda parte. Ccsvi e sclerosi multipla, intervista al Dott Regine, medico vascolare, dell’ospedale di Pozzuoli.

Ccsvi.La fondazione Hilarescere risponde a Repubblica.

Ccsvi e sclerosi multipla

La fondazione Hilarescere ha diffuso in queste ore la sua replica all’articolo di Elena Dusi, apparso su Repubblica.it in questi giorni.

Comunicato stampa:

La fondazione Hilarescere risponde all’articolo di Elena Dusi apparso su Repubblica.it il 28 aprile 2011, in cui si afferma  che: “la sua teoria non trova riscontri nella medicina ufficiale”

L’articolo di Elena Dusi trae spunto da un articolo apparso su Nature in cui non si afferma mai quanto riportato. Si afferma semplicemente che la teoria della CCSVI è ancora controversa mentre i pazienti premono per avere stanziamenti di ricerca superiori rispetto alle prove fin qui raccolte.  Nature non si sarebbe occupata della teoria del Prof Zamboni se questa non generasse anche un ampio dibattito scientifico. 

La teoria del Prof Zamboni è stata descritta in 27 pubblicazioni internazionali su riviste di primo livello di neuroscienze, neurologia clinica, patologia vascolare, medicina interna, neuroradiologia, e genetica.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=zamboni%20p%20multiple%20sclerosis

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=zamboni%20p%20multiple%20sclerosis

EVIDENZE SCIENTIFICHE PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO DELINEANO LA CCSVI COME PATOLOGIA VASCOLARE, COMPROVANDONE DIAGNOSI E TRATTAMENTO. 

L’articolo della Dusi afferma anche che il trattamento endovascolare che Zamboni propone di sperimentare può determinare rischi per la salute di migliaia di pazienti che si espongono a procedure chirurgiche non consolidate”. Questa affermazione è smentita dallo Studio Usa multicentrico guidato dalla John Hopkins University di Baltimora: il “trattamento Zamboni” è sicuro.  L’angioplastica per “disostruire” le vene del collo nei malati di sclerosi multipla e con insufficienza venosa cerebro-spinale cronica non ha che minimi effetti  collaterali. Se sia  efficace non lo si sa ancora poiché occorre ancora qualche anno di sperimentazione. Ma l’intervento di angioplastica per  “liberare” le vene del collo ristrette o ostruite nei pazienti affetti da    insufficienza venosa cerebro-spinale cronica (Ccsvi) e sclerosi multipla è sicuro.

Questo studio è stato presentato nel corso del meeting annuale della Society of Interventional Radiology americana il  29 marzo scorso a Chicago.

“L’angioplastica è un trattamento sicuro”, ha dichiarato uno degli autori dello studio,  Kenneth Mandato dell’Albany Medical Center. Tutto sta nel vedere se lo sia anche in una popolazione sensibile come quella affetta da sclerosi multipla. Per questo i ricercatori hanno valutato la sicurezza dell’intervento in 231 pazienti con sclerosi multipla che vi si erano sottoposti.

“I nostri risultati mostrano che il trattamento è sicuro quando è eseguito in ospedale o in ambulatorio. Il 97 per cento degli interventi non hanno infatti presentato complicanze”.

In questa prima fase abbiamo valutato soprattutto la sicurezza perché è la base per istituire studi per la valutazione dell’efficacia: “Il nostro studio non ha valutato  gli outcome di questo intervento, ma ha mostrato che può essere eseguito in sicurezza, con un minimo di rischi di complicanze significative”. Quelle emerse dallo studio sono stati una temporanea alterazione del ritmo cardiaco (in tre pazienti) e un nuovo restringimento delle vene trattate (in 4 pazienti). Tutti i pazienti trattati salvo due sono stati dimessi entro tre ore.

La Society of Interventional Radiology qualche mese fa aveva pubblicato un position statement in cui si invitava a un maggiore  impegno nella ricerca per valutare la sicurezza e l’efficacia dell’angioplastica nel trattamento della insufficienza venosa cerebro-spinale cronica in pazienti con sclerosi multipla.  Ed è in questo solco che si inserisce lo studio.

http://www.sirweb.org/news/newsPDF/SIR_MSstatement_JVIR.pdf

http://www.sirweb.org/news/newsPDF/SIR_MSstatement_JVIR.pdf

Gli studi osservazionali eseguiti in diversi centri europei ed americani presentati al Meeting dell’ ISNVD tenutosi a Bologna dal 13 al 15 marzo  2011 rilevano un miglioramento significativo della qualità della vita, delle capacità cognitive e dell’affaticamento, confermando i dati pubblicati nel 2009 dal gruppo Zamboni-Galeotti-Salvi.

Inoltre, alla Consensus Conference tenutasi in occasione dell’ISNVD, cui hanno partecipato 40 esperti appartenenti  alla Società Internazionale per le Malattie Neurovascolari  (ISNVD) e ad altre sette delle maggiori società, nazionali e internazionali, che si occupano di diagnostica del sistema venoso con apparecchi ad ultrasuoni, è risultato unanime il riconoscimento delle osservazioni del Prof Zamboni.


I rischi del Dottor Repubblica. Sclerosi Multipla e Ccsvi.

Ccsvi e sclerosi multipla

La Ccsvi non è Facebook, ma una malattia.

Di Andrea G. Cammarata

Elena Dusi, giornalista di Repubblica, getta fango sulla Ccsvi, la malattia vascolare scoperta dal Prof. Paolo Zamboni, la cui guarigione garantisce indubbi benefici ai malati di Sclerosi Multipla.

Il giornalista ti guarda dall’alto, poi volta lo sguardo sulla tastiera e sancisce la tua fine. Grazie ai media mainstream, la penna è un fucile si sa. “I rischi del Dottor Facebook, è allerta per la medicina ‘social'”, articolo apparso su Repubblica, a firma Elena Dusi, è un pezzo paludoso nella giungla del Web. Riprende un articolo simile apparso su Nature. Va detto, qui si affonda nelle sabbie mobili. Scrive Elena Dusi che il Prof. Zamboni: “sostiene di aver indivuato  la cura per la sclerosi multipla”, replico: in due anni che seguo questo caso, Zamboni non ha mai sostenuto altro che una sperimentazione e una ricerca di correlazione fra Ccsvi (malattia vascolare) e Sclerosi Multipla.

Dusi, con conclusioni affrettate e paragoni fuori luogo, alza per tutto il pezzo la paletta colma di fango: “la terapia Di Bella sembra preistoria”. Zamboni aveva già replicato a insinuazioni simili: “Con tutto il rispetto per il Prof. Di Bella, io non ho l’ambulatorio privato dove erogo delle terapie, ma sono in un’ Università dove eseguo delle sperimentazioni eticamente approvate, e non faccio attività al di là delle sperimentazioni. Ho il modo di praticare ciò che è ritenuta essere la medicina scientifica.”

Dusi: “la sua teoria non trova riscontri nella medicina ufficiale.” I riscontri ci sono in tutto il mondo, questa è una risposta del Prof. Zamboni dal mio archivio:

Quali sono state le reazioni all’estero in merito alla sua scoperta?

“A Stanford, una delle principali Università degli Stati Uniti, 15 giorni dopo che ho presentato pubblicamente la mia ricerca, hanno cominciato ad operare la CCSVI con risultati soddisfacenti. Operazioni sono avvenute anche in  Polonia, sono stati fatti i primi interventi a Parigi e in Irlanda, considerato che la pubblicazione ufficiale della scoperta risale al Dicembre scorso (2009). Io stesso ho cominciato ad operare dei pazienti americani che il comitato etico dell’Università di New York (sede di Bufalo) ha autorizzato a venire da me, a Ferrara, e a sottoporsi all’intervento; questo credo non sia mai avvenuto nella storia della medicina . Quindi diciamo che rispetto ai tempi della scienza l’interesse della scoperta, soprattutto quello internazionale, è stato repentino, addirittura con il rischio di trovarci sorpassati a causa della lentezza della ricerca italiana.”

Dusi: “I test di Zamboni non sono ritenuti significativi perché condotti su pochi pazienti, non decisivi nei risultati e privi di alcuni requisiti di qualità, come la tecnica del “doppio cieco” e la randomizzazione”.

Gli studi sono stati condotti su migliaia di pazienti. E per gli studi randomizzati in doppio cieco ci vuole tempo, molto tempo. La scienza però dice che è possibile ottenere evidenze scientifiche anche da numerosi studi osservazionali che misurino indipendentemente e scientificamente gli effetti su un numero molto alto di pazienti. L’ ISNVD meeting di questo anno, a cui hanno partecipato i maggiori medici vascolari del mondo, ha prodotto tanta documentazione in merito:

“IL RUOLO DELL’ OSSIGENAZIONE E DRENAGGIO TISSUTALE

Fra i temi cui si da risposta, fondamentale è quella data all’osservazione di Bruce Trapp di Cleveland,  (uno dei più rilevanti studiosi della SM) secondo cui la sofferenza e la morte della cellula nervosa avviene per un fenomeno asfittico dell’assone (la componente centrale del nervo) che non è ancora stato chiarito. Dati provenienti da uno studio in corso di pubblicazione sulla rivista BMC Medicine, studio congiunto fra lo staff della Università di Buffalo, il Prof. Zamboni e il Dottor Salvi ( si veda cst dedicato), e  presentato a Bologna  dal Prof. Robert Zivadinov, dimostrano con risonanza magnetica perfusionale, che questo fenomeno asfittico per la cellula nervosa potrebbe essere correlato alla gravità della condizione di ostruzione delle vene extracraniche, fornendo una prima sostanziale risposta all’ipotesi asfittica della SM. Diversi gruppi di tutto il mondo hanno chiaramente dimostrato, con l’uso della venografia transcatetere che rappresenta il gold standard, che la prevalenza della CCSVI nella SM supera il 90% dei casi (USA, Grecia, Polonia, Giordania, ecc.). Al contrario, la prevalenza della CCSVI nei soggetti sani è stata calcolata, in uno studio con angio-TAC, a meno dell’8% dei casi (Wayne State University, Michigan).”

La questione Social Network. Facebook è un “tool“, uno strumento, nient’altro. Su Facebook ci scrivono persone, in questo caso persone malate che lo scriverebbero anche sui muri, che guarire dalla Ccsvi li fa stare meglio.

Dusi: “Quel che ne pensa la medicina ufficiale non interessa però a Facebook”

Provate a pensarla così: “I TEMPI della medicina ufficiale, non interessano una PERSONA MALATA, che vede oggettivamente miglioramenti e benefici in chi si è liberato dall’ostruzione dei vasi”.

Diceva il prof. Zamboni: “Se un vaso sanguigno è chiuso lo dice la geografia selettiva, che è una prova scientifica incontrovertibile, non c’è da essere scettici, ma esistono ancora nel 2010 dei neurologi che lo sono e non si preoccupano nemmeno di verificare se i propri pazienti affetti da Sclerosi Multipla, abbiano o meno i vasi chiusi. E questo è inaccettabile.”

Dusi: “il potere di Facebook è in grado di influenzare le scelte politiche”, bella scoperta: Facebook ha scatenato le rivoluzioni africane, è vero, ha fatto crollare dittature, perché le notizie corrono più veloci, perché il popolo parla e riconquista la sua sovranità. La Ccsvi è una malattia e in quanto tale va curata.

Dusi: “Quando la pressione dei social network e del pubblico si fa tanto forte, suggerisce Nature, occorre che i medici si mettano a comunicare con gli stessi metodi, non solo attraverso congressi e ricerche scientifiche.”

Il neurologo Fabrizio Salvi, che ha contributo in maniera fondamentale alla scoperta, e il prof. Zamboni hanno sempre ripetuto con grandissima tenacia: “nessuno deve smettere la terapia aspettando la nostra scoperta”.

Dusi: “Ma fermare il fiume dei malati che sperano in una guarigione è assai difficile.” Proponiamo alla Dusi di vivere con le giugulari tappate? Cosa scriverà poi?

Pubblicato Agoravox

Archivio Ccsvi:

La riottosità dei neurologi.

https://espr3ssioni.wordpress.com/2010/06/11/sclerosi-multipla-e-malformazione-venosa-un-dato-di-fatto/

https://espr3ssioni.wordpress.com/category/salute/

L’ultima intervista al Prof. Paolo Zamboni: 

Sclerosi Multipla. CCSVI: la liberazione negata.

Ccsvi e sclerosi multipla

Ccsvi….E il neurologo Zivadinov non replica.

Di Andrea G. Cammarata

Commenti da Facebook, gruppo Ccsvi nella Sclerosi Multipla:

Lauro: “sostengo Zamboni, a Ferrara è palese il disegno ed il tentativo di screditarlo, sarebbe la vittoria del singolo contro il sistema”; Michele: “‎…prossimo passo? NEGARE TUTTO ??”;  Claudio: “ci bloccano solo per interessi delle case farmaceutiche, con quello che le Asl pagano il Copaxone ecc. vi pare che potranno mai dare il via a questa grande scoperta. tanto poi alla fine chi ci rimette sono sempre i malati.”; Sara: “Il 5-4-2011 mi sono liberata…i benefici si sentono…camminata + sciolta, mal di testa svanito e + forza nelle gambe….grazie dott. Lupattelli….La mia testimonianza è questa…con il tempo se anche gli attacchi, 2-3 all’anno che avevo, svaniranno lo griderò a tutti…Tutti devono liberarsi….è una vergogna che devono bloccare tutto e x curare la sclerosi esistono solo farmaci…. mi raccomando testimoniate….noi liberati siamo l’esempio x i malati futuri….”

Il popolo della Ccsvi non ci sta. La scoperta del prof. Zamboni deve avere un seguito e una applicazione certa: “non negateci il diritto di stare meglio”. Inutile screditarla, se guarire dalla Ccsvi significa solo “stare meglio” liberandosi dalle ostruzioni venose che impediscono il normale afflusso sanguigno al cervello.

La casta dei neurologi continua a fomentare il dibattito contro la Ccsvi, il conflitto d’interessi è mostruoso. Le recente visione distorta fornita dai ricercatori dell’Università di Buffalo, diretti dal neurologo Robert Zivadinov, presenterebbe la Ccsvi come una conseguenza della Sclerosi multipla e non come la causa: “New research by neurologist Robert Zivadinov has found that chronic cerebral venous insufficiency may be the result of multiple sclerosis, not a cause.” 

Quanto è bastato per dare corda ai media internazionali e fomentare il discredito sulla scoperta. Ho chiesto a Robert Zivadinov la sua nuova posizione sulla Ccsvi a seguito della pubblicazione della nota stampa dell’Università di Buffalo, ha risposto “al momento non rilasciamo altre dichiarazioni”. Politico o dottore?

Hashton Embry, direttore di Direct ms, associazione canadese fondata nel 1988, ha commentato duramente la nota dell’Università di Buffalo: “la spiegazione più semplice di tale visione distorta è il fatto che il trattamento della Ccsvi rimpiazza le terapie farmacologice per la SM e che i neurologi perderebbero notevoli somme di denaro. E’ noto che i neurologi coinvolti nello studio dell’Università di Buffalo hanno ottenuto notevoli finanziamenti dalle compagnie farmaceutiche per produrre il loro studio.”

Spiega il Prof. Zamboni: “Vi faccio alcuni esempi. Adesso è accaduto che lo studio di Buffalo che è quello che gli esperti della BBC, l’anno scorso – quando diedero i dati in anteprima – considerarono confirmatorio, ed è confirmatorio, adesso ha avuto delle dichiarazioni alla stampa in cui si dice addirittura è la SM che provoca la CCSVI. Come puoi dire questo quando nel tuo studio, ci fai vedere che il 60% dei bambini con la SM, sto parlando di bambini, hanno già la CCSVI? Quindi, è ridicolo affermare questo, eppure le agenzia di stampa, senza nessuna verifica, hanno dato una rilevanza mondiale a questa affermazione.” – Continua il prof. Zamboni- “In realtà sono tutti studi di conferma, però il disegno è quello di rendere questa scoperta negletta, adirittura negarne l’esistenza, per evitare che si vada ai trattamenti.”

Pubbllicato Agoravox

Sclerosi multipla. I neurologi contro la Ccsvi: “non operatevi”

Ccsvi e sclerosi multipla

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Di Andrea G. Cammarata

Radunata a convegno, la casta dei neurologi ha posto il suo niet. La tavola rotonda dei neurologi ha detto no a Zamboni: “è un Di Bella”, “non c’è da fidarsi”. E ancora: “nessun legame della sclerosi multipla con la Ccsvi”. Sprezzanti. Per un attimo lasciano  svanire le migliaia di straordinarie testimonianze di malati guariti dalla Ccsvi.

Benefici, miglioramenti dei sintomi disabilitanti, la memoria che torna, la spossatezza che si riduce, sulla carta scientifica dei neurologi sono dunque zero. Il lancio AGI di ieri è un colpo durissimo per la ricerca del Prof. Zamboni:

“il gruppo di Studio Sclerosi Multipla della società italiana di neurologia ribadisce che non esiste, ad oggi, alcuna indicazione a sottoporsi ad intervento chirurgico per correggere una Ccsvi, proprio perché il rapporto tra Ccsvi e SM non è certo”. Ancora: “In assenza di procedure diagnostiche standardizzate e di chiara dimostrazione di un rapporto tra CCSVI e SM, non e’ in alcun modo indicata la correzione chirurgica anche in caso di anomalie documentate del sistema venoso, dal momento che le stesse anomalie possono essere presenti anche in persone sane e in altre malattie neurologiche”.

Dunque, se il metodo Zamboni fosse anche solo un semplice rimedio, quello senza medicinali, il rimedio che funziona, che da’ sollievo: lasciate ogni speranza voi che entrate. No. La neurologia si oppone a questa ingerenza, al sacrilegio dei medici vascolari. Ognuno vada per la sua strada e al diavolo l’interdisciplinarità prospettata da Zamboni e dalla sua équipe.

L’interesse -cui converge anche il dovere- dei neurologi di sapere se il proprio paziente abbia o meno le vene otturate, è irrilevante. Anzi le vene otturate non contano proprio nulla. Siamo al confine con l’assurdo.

Il metodo diagnostico c’è, approvato all’unanimità da una folta comunità scientifica. L’ecodoppler constata le stenosi nel 90% dei casi.

L’interrogativo della scienza deve invece porsi scevro da scrupoli di casta. Se c’è una malattia, essa non va curata? Se le vene sono occluse anche nei soggetti sani, questi soggetti con il tempo non potrebbero sviluppare malattie neurologiche? I malati andranno ugualmente all’estero a farsi operare nelle mani di chissà chi, con quale rischio? La pena grava anche su quella responsabilità “politica” -di Governo- che “nega” il via libera a un protocollo diagnostico e di cura della malattia; e in ciò la cura delle stenosi, per ovvietà oggettiva, dovrebbe prescindere dalla sclerosi multipla.

Quella “responsabilità politica” che deve garantire non vi siano interessi delle case farmaceutiche che configgano con il metodo Zamboni. E’ quanto sollevato oggi dal Pd in parlamento: “una ricerca non profit che si scontra con un interesse, un mercato che nei paesi progrediti è di un miliardo di euro al mese. Capite che ritardare di un mese rende un miliardo…” Allora, il giro d’affari sui malati di sclerosi multipla, “capite” non è proprio un calcioinculo. La senatrice Poretti al portavoce del ministro Fazio ha risposto chiaramente sull’esposizione di un non troppo “rigoroso” comunicato del Consiglio Superiore di Sanità, nei riguardi della Ccsvi: “E’ inaccettabile che la ricerca possa essere ostacolata, o fuorviata, da dati rilevati in modo non rigoroso”.  Pur avendo il ministero riconosciuto la necessità di una ricerca sul campo del metodo Zamboni, i suoi dati infatti non erano aggiornati per il question time programmato. “Evidenze basilari sulla CCSVI sono state sottostimate” ed “è stato presentato un articolo di opinione scambiandolo per uno studio safety”, così la Fondazione Hilarescere per la ricerca sulla CCSVI.

Pubblicato Agoravox

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