Di Andrea G. Cammarata
Per capire dove andrà a finire San Marino, Repubblica vessata dalle infiltrazioni della criminalità organizzata e dal pugno duro di Giulio Tremonti, abbiamo intervistato Lorenzo Busignani, imprenditore e co-fondatore di Ecso (Economia, crescita, sviluppo, opportunità), sorta di piccola Confindustria sammarinese. Sei punti chiave possono riassumere le sue proposte per un futuro migliore a San Marino: apertura delle residenze; apporto capitali dall’estero; abbassamento della Monofase (equivalente dell’Iva in Italia) su alcuni prodotti di nicchia; incremento del Capital Gain grazie alla completa assenza di imposte sui dividendi delle azioni; leva sull’imprenditoria dato il costo del lavoro inferiore; apertura di un Casinò. Intanto l’operazione di pulizia all’interno del sistema bancario sammarinese continua, grazie al crescente beneplacito da parte delle autorità della Repubblica alle rogatorie italiane. Sulla strada giusta per una maggiore trasparenza in materia finanziaria e lotta alle mafie.
Ma San Marino può farcela senza segreto bancario?
In Repubblica c’è un potenziale enorme per effetto della pressione fiscale italiana, consideri che qui da noi una società paga il 17% d’imposte nette, contro l’oltre 50% italiano. E’ tutto più a misura d’uomo.
Non rinuncereste però al rischio che comporta la raccolta di capitali off-shore.
Potremmo sviluppare un mercato di gestione capitali, soprattutto una raccolta interna di capitali ’in-shore’ legati a persone che potrebbero venire a vivere in Repubblica. L’esempio di Dubai, dove sono arrivate 10mila persone negli ultimi sei anni, che hanno fatto investimenti medi di circa 50 milioni di dollari l’uno. Se similmente San Marino, uscendo dalla Black list, diventasse appetibile di nuovo per gli investitori, aumenterebbe anche la raccolta bancaria dei fondi.
E’ la questione delle Residenze…renderle più facili…
Attualmente la legge dice che la residenza è data solo a un soggetto che crea occupazione. Noi diciamo: diamo la residenza a chi crea la ricchezza. Perché chi porta capitali magari non crea occupazione, ma contribuisce al sistema bancario, ciò che fa ’sangue’ per l’organismo economico di San Marino.
Quindi restiamo su un discorso bancario, ma alternativamente, visto che sappiamo tutti cosa comporta il fatto di far arrivare capitali dall’estero, perché, certo, le persone che si presentano possono avere la faccia pulita ma poi in realtà la criminalità organizzata che si nasconde dietro è tutt’altra cosa, ci sono delle alternative che proponete?
In questo caso bisognerebbe istituire una commissione ad hoc, italo-sammarinese, che riesca a guardare il ‘pelo nell’uovo’ del soggetto che vuole la residenza. Altre proposte sono la liberalizzazione di determinati settori merceologici tramite la ’Smart-card’, uno strumento che consente sconti extra da riutilizzare esclusivamente per gli acquisti a San Marino. In certi prodotti come i profumi si potrebbe portare l’aliquota al 5%. Cioè creare settori ’civetta’ che possano attirare flussi di potenziali acquirenti da tutta Italia.
Mi lascia un commento in merito alle istituzioni sammarinesi, sappiamo da poco che due vostri ambasciatori, e banchieri, indagati per riciclaggio, si sono dimessi [Espr3]. Non vi è venuto il sospetto che anche altre mele marce nascoste nelle istituzioni possano essere in conflitto con quello che è la criminalità organizzata?
Conosco poco l’argomento, comunque i procedimenti sono in corso, ed è ancora tutto da capire.
Altre risposte alla crisi non in ambito bancario?
Noi potremmo rinegoziare gli accordi sul Casinò, che darebbero un impulso allo Stato. Consideri che il Casinò di Venezia dà al Comune di Venezia circa 500 milioni all’anno diretti più l’indotto. Poi c’è tutto un discorso industriale, a San Marino il costo del lavoro è diventato più basso che in Italia. E in questo momento con la disoccupazione, che non abbiamo mai avuto a San Marino, ci sono dei contratti speciali per il personale in mobilità, che permettono un costo della retribuzione all’azienda di 8-9mila euro l’anno nei primi nove mesi. Il costo del lavoro è nettamente competitivo, le imposte sono meno di un terzo di quelle italiane, e la burocrazia più snella. Anche il costo degli immobili per effetto della crisi è sceso. Si può portare il settore manifatturiero a grandi livelli. E San Marino può tornare a crescere sull’8-10% di Pil senza problemi.
Come la vede la manovra Tremonti-Berlusconi che vuole aumentare dal 12,5 al 20% l’imposta sulle rendite finanziarie?
Lei consideri che da noi a San Marino l’imposta sul Capital Gain è zero, solo con questo potremmo crescere a livelli spropositati. Con la trasparenza che si sta creando abbiamo acquisito la credibilità per iniziare a operare in modo serio e competere con le altre piazze affari. I trailer potrebbero venire a operare da qui, come privati o perché aprono una società SGR – società gestione risparmio -, con un aliquota sul Capital Gain nulla.
E Giulio Tremonti come lo vede?
Siamo contrari al ministro Tremonti perché ha agito con cattiveria nei confronti del nostro popolo, ma siamo contenti di questa crisi perché ha pulito San Marino dall’immagine che aveva di piazza finanziaria legata ai capitali sporchi. Adesso stiamo pulendo il Paese e, grazie alla trasparenza che si è venuta a creare, potremo ricominciare a crescere.