Francia. Rom gli Intoccabili. Il rapporto di Medecins du monde.

Oltralpe, Razzismo, Rom


A un anno dal diktat di Sarkozy, in Francia continuano le espulsioni dei nomadi. Il rapporto di Medecins du monde.

Undici mesi d’inchiesta, al fianco di 281 rom, in quattro grandi città della Francia. Il rapporto sulle comunità nomadi in Francia fornito da Medecins du monde: vita nelle bidonville e case occupate, cui si aggiunge un bilancio sanitario disastroso. Gli “esclusi” -spiega la Ong- vivono in condizioni allarmanti, privati dei loro bisogni più elementari, e accedono difficilmente alle cure. Intanto le espulsioni continuano, ma la densità dei campi nomadi rimane invariata.

Di Andrea G. Cammarata

Quasi un anno fa dalle sottili labbra di Nicolas Sarkozy, capo di Stato Francese, sgorgava il fatidico “discorso di Grenoble”, un piano di sicurezza che avrebbe posto come conseguenza lo stop delle comunità rom in Francia. Sarkozy lo aveva detto chiaro: “mettere la parola fine agli insediamenti selvaggi dei campi nomadi”. Infatti in quell’estate del 2010 trecento accampamenti nomadi sono stati smantellati in fretta e furia dalle autorità francesi, con  il conseguente espatrio -quasi immediato- verso la Romania e la Bulgaria, di rom accusati di reati a vario titolo.

Scrive la ONG ‘Medecin du monde’: in Francia si assiste ancora “all’emergenza di un rinnovato approccio in politica migratoria basato sull’intenzione di nuocere.”

Il dito di Parigi resta quindi puntato fermo contro di loro, i nomadi, considerati dal governo francese fra i maggiori responsabili dei problemi di sicurezza del Paese. Le espulsioni si ripetono senza sosta, e le organizzazioni per i diritti umani denunciano una situazione di allarme massimo. Laurent El-Ghozi, presidente del collettivo RomEuropa, ha riferito duro alla stampa francese che le azioni del governo hanno sortito pochi effetti. “C’è lo stesso numero di rom, di accampamenti e di difficoltà. -Ha aggiunto El-Ghozi- Questa politica è imbecille, inefficace e disumana”.

Poi il corposo rapporto di ‘Medecin du Monde’, che illustra ancora un fallimento sugli occhi di tutti della politica anti immigrati di Sarkozy. Scrive la ONG che in Francia “i rom vivono in un clima di paura, alimentato da intimidazioni ripetute, procedure irregolari di rimpatrio, e controllo sistematico dei documenti”.

Dal 2007 con l’ingresso di Romania e Bulgaria nella Comunità europea, i nomadi sarebbero a tutti gli effetti regolari e non necessitano di alcun permesso di soggiorno. Ma stando a quanto riferisce Medecins du Monde, “sono considerati cittadini di seconda classe, e percepiti come una minaccia”.

In Francia i nomadi si sono stabiliti agli inizi degli anni ’90, e oggi sono circa 15mila in totale, di cui quasi la metà bambini. Il rapporto descrive condizioni di vita disperate: bidonvilles, case occupate, appezzamenti di terra. Nei loro luoghi di vita comune mancano l’acqua corrente, l’elettricità, e i bagni.

Scrive ‘Medecin du monde’ che “la tubercolosi sta esplodendo in Ile de France, non a causa degli stranieri che arrivano con questa malattia, ma a causa delle condizioni di vita che i rom trovano in Francia e che li ammala”.

Solo una donna nomade su 10 ottiene le cure necessarie durante la gravidanza, mentre la mortalità neo-natale è di dieci volte superiore a quella della media nazionale francese, lo riferisce ‘RomEurope’. Il problema delle vaccinazioni poi è un’altra piaga. Fra i 281 nomadi con cui la ONG è stata a contatto durante gli undici mesi di inchiesta, solo l’8% di questi ha dichiarato di possedere un libretto sanitario, e il 30% dei bambini sotto i due anni non ha fatto i vaccini obbligatori. Il 40% della popolazione, in più, non è vaccinata neanche per il morbillo e gli orecchioni. I nomadi non riescono perciò ad accedere ai vaccini fra i più elementari. E nonostante gli sforzi delle municipalità e delle associazioni per migliorare le condizioni di vita nei campi, le autorità non sembrano collaborare in alcun modo.

Nei casi in cui si è cercato -con operazioni congiunte fra municipalità e associazioni per i diritti dei rom- di portare a termine alcune campagne di vaccinazione, le domande alla prefettura “per sospendere le espulsioni e portare a termine la campagna sono restate sempre senza risposta”, ha detto Cendrine Labaume, che ha operato per ‘Medecin du monde’ a Marsiglia. A Saint Denis invece il sindaco della città in replica al “discorso di Grenoble” aveva trovato sistemazione per 65 famiglie, ma già prima di settembre queste persone dovranno andarsene, e in tutta risposta la polizia ha fatto ricevere loro il terribile OQTF, “obbligo di lasciare il territorio francese”.

Le conclusioni dell’inchiesta non lasciano dubbi: “mettere in pericolo in maniera volontaria persone che vivono già nella precarietà, viste le decisioni politiche, non è quindi un tabù in Francia”.

Link:

http://medecinsdumonde.org/mdm/rroms/DP_ROMS_JUILLET2011.pdf

http://www.france24.com/fr/20110721-politique-egard-roms-imbecile-inefficace-inhumaine-sarkozy-hortefeux-rapatriement-tsiganes-roumanie-bulgarie-expulsion

http://medecinsdumonde.org/mdm/rroms/mdm-rroms2011.html

 http://www.romeurope.org/

 http://www.lefigaro.fr/flash-actu/2011/07/21/97001-20110721FILWWW00471-roms-rien-n-a-change-romeurope.php

 http://www.lexpress.fr/actualite/politique/le-discours-de-grenoble-le-nouveau-plan-securite-de-sarkozy_909672.html

 http://www.lexpress.fr/actualite/sciences/sante/roms-un-bilan-sanitaire-alarmant_1014927.html

 http://www.lexpress.fr/actualite/societe/un-an-apres-les-expulsions-de-roms-continuent_1015046.html

La Francia parla ai Caduti di Kabul

Oltralpe
Mentre oggi piangiamo il parà morto nella valle di Bala Murghab, in Afghanistan. Il Caporal maggiore, David Tabini. Alcuni giorni fa la Francia salutava, a suo modo, 7 soldati morti in una guerra inutile. 
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Di Andrea G. Cammarata
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Sono sette le salme arrivate lunedì sera da Kabul all’areoporto di Orly. Ad accoglierle Nicolas Sarkozy, capo di Stato francese, e François Fillon, suo Primo Ministro. Un’ultima notte per il corpo dei soldati in patria, poi il giorno dopo la cerimonia ufficiale, nella chiesa di Saint Louis des Invalides.

La trasmissione dei funerali a reti unificate, ennesimo sbuffo “mediatico“, accolto al solito nella “sostanziale indifferenza del grande pubblico“, come racconta oggi ‘Le Monde’. Prestigioso quotidiano che riporta poi le parole del generale Elrick Irastorza, Capo di Stato maggiore dell’esercito: si parla di una “indifferenza affettuosa” da parte del popolo francese nei confronti della sorte dei loro soldati.

Perciò martedì 19 luglio le bare avvolte nel Tricolore sono posizionate sul selciato dinanzi Les Invalides, e il corteo per l’ultimo saluto si è intanto esaurito lungo le strade della capitale. Guardano alla America patriottica i francesi, o forse è sempre stato l’inverso. Ma settanta ne sono morti di soldati dal 2001, e diciotto di questi solo nel 2011. I sette del martedì nero di Francia erano tutti giovani. Uno di loro è stato vittima di un colpo esploso per sbaglio da un suo commilitone, cinque sono morti durante un attentato kamikaze, e un altro nel mezzo di uno scontro con degli insorti talebani.

Così è il Medioriente, ci vai volontario, lo stipendio ti aumenta, il tempo tal volta passa pigramente, ma non sai se torni o no.

Morire per Kabul o “morire per la Francia“.

Luc Raval, vescovo dell’esercito, ha risposto durante la cerimonia chiaramente, in replica a chi sostiene che i soldati vanno in Afghanistan a “morire per niente“, “essere militare significa appartenere alla Nazioneesistere ed agire per essa, vivere e morire per essa“, ha detto il vescovo. Per poi aggiungere: “E’ per la Francia che noi moriamo

E Sarkozy, parla alla Nazione sotto la pioggia battente, il volto puntito che non riesce ad esprimere condoglianza e le parole che gli inciampano sulla lingua: “M’inchino a nome della nazione intera, con la riconoscenza e il rispetto dovuto a coloro che hanno fatto della loro vita un sacrificio per il loro Paese“. Una “guerra giusta” contro “l’oscurantismo e il terrorismo, dice il Capo di Stato francese, “voi soldati siete partiti in piena giovinezza, ma niente vi ha rubato il vostro destino. Soldati siete vissuti e siete morti come uomini liberi“. Quando, di lì a poco, le salme saranno trasportate dai militari, e per loro suonerà la ‘Marcia Funebre’ di Chopin. Insigni della Legions d’Honneur dalle mani di Sarkozy: lasciano la loro Patria morti e liberi.

“Pubblicato Mercoledì 20  luglio 2011 in esclusiva su L’Indro www.lindro.it e qui ripubblicato per gentile concessione”

Link di riferimento:

http://www.lexpress.fr/actualite/politique/nicolas-sarkozy-rend-hommage-aux-soldats-morts-en-afghanistan_1013053.html

http://www.lexpress.fr/actualite/politique/sarkozy-convoque-un-conseil-de-securite_1012147.html

http://www.lefigaro.fr/actualite-france/2011/07/19/01016-20110719ARTFIG00283-hommage-national-pour-les-soldats-morts-en-afghanistan.php

Radio. La battaglia dei network contro le quote di musica francese

Oltralpe

Di Andrea G. Cammarata

Mentre in Italia si cerca di piazzare quote rosa un po’ ovunque, a discapito di una reale e meritocratica integrazione della donna, Oltralpe si riapre il dibattito sulle quote di musica francese in radio. Altra storia. Questa legge dal sapore liberticida, emanata nel 1994, prevede l’obbligo per le emittenti radiofoniche di trasmettere musica francese ’DOC’ nel lasso di tempo compreso fra l’alba e la prima serata. Gli orari sono ferrei, dalle 6 del mattino alle 22, il 40% delle opere devono essere di ’espressione francofona’, e la metà di questa quota è riservata ai talenti emergenti e alle nuove produzioni. Da Parigi nell’occhio del ciclone ovviamente ci vanno i principali radio-network, vedi il gruppo NRJ, Virgin, Fun.

Le compagnie radiofoniche, a detta loro, sono ligie alle regole e anzi lamentano verso il Csa(Conseil de l’audiovisuel) -sorta di Agcom- e le case discografiche, il sospetto di potersi vedere “indurite”, scrive oggi ’Le Monde’, le quote di canzoni francofone. Ostilità aperte già negli scorsi mesi in occasione di un vertice fra le parti, che ha visto il dito delle major discografiche puntato sulle radio e sul loro metodo di applicazione della legge. Secondo quanto riporta l’associazione Tous pour la musique, i vari Georges Brassens, Dalila, CharlesAznavour in radio resusciterebbero tutti insieme all’alba fra le 6 e le 8 e 30, toccando in queste ore dimenticate quota 75% nel week-end, contro peraltro il 44% nell’infrasettimanale. Poi è finalmente la volta dell’Hip-hop, Jazz e rock, rigorosamente americano, genere più in voga anche fra i giovani cuginetti d’Oltralpe. Tous pour la musique, associazione di artisti con la erre moscia, infierisce e chiede che la legge non sia più travisata, “devoyer”. La richiesta è “più diversità nella programmazione radiofonica” senza tuttavia ’commissariare’ le emittenti, ma “appellandosi alla loro responsabilità per preservare la diversità culturale”.

Intanto parte, lasciando il tempo che trova, il classico tormentone su Facebook, e gli iscritti al gruppo “contro le quote di musica francesi nelle nostre radio” sono già diverse decine. Utenti irriverenti ma legittimisti, scrivono: “passano le schifezze in inglese alla radio che non le capiamo, ma quelle francesi c’est autres choses”, e aggiugono di averne abbastanza di folklore del Quebec e Rock ’n blues francofono.

In Italia ci provò la Commisione Culture della Camera nel 2003, allora presieduta dall’onorevole Ferdinando Adornato, già colto -come molti- da un virus mutante comunisti inberlusconiani, che lo attivò per cui in quel partito che fu La casa delle libertà. L’intento era quello di approvare una legge incentivante le radio che avessero trasmesso il 50% di musica italiana, nonché di imporre obblighi simili per la Rai. E conoscendo le passioni del nostro presidente chansonnier per la musique e il suo adorato Apicella, c’è forse da aspettarsi l’obbligo di quote bilingue, fra pieghe o piaghe, di una delle tanto attese manovre.

“Pubblicato Lunedì 6 luglio 2011 in esclusiva su L’Indro www.lindro.it e qui ripubblicato per gentile concessione”

Immigrazione. Il permesso di soggiorno temporaneo visto dalla Francia.

Diplomazia disumana, Oltralpe

Primavera araba o Inverno europeo.

Di Andrea G. Cammarata

Italia. Le disposizioni governative paiono sempre più a comodo dei soliti, di leggi ad personam Silvio ha goduto a più non posso e ne godrà, la Lega Nord, lo vediamo, ha imparato bene la lezione con i suoi dispositivi razziali: la “Bossi-Fini” e le ronde sono solo un paio.

Quanto agli immigrati sbarcati da Lampedusa, lo sappiamo, gli puzzano, la loro invadenza cancerosa è difficilmente sopportabile. “Fuori dalle balle” è stato il rutto di Bossi. Ma oltre la facciata cruenta delle espressioni razziste padane c’è una logistica ben strutturata. Dopo il “no” delle regioni alle tendopoli, da giovedì centinaia di migranti tunisini potranno infatti fruire di un lasciapassare ad hoc per superare la frontiera di Ventimiglia e recarsi nella desiderata Francia, lo riporta Le Figaro. Si parla di un permesso temporaneo di soggiorno della validità di 3 mesi, rilasciato dalle Autorità italiane ai migranti al fine di facilitarne le unioni familiari -in Francia sia ben chiaro-.

E’ la diplomazia fai da te modello Frattini-Maroni: “non ci aiutate con gli immigrati?”, “no Alpitour?” Alllora passeranno dal “Via” con il metodo italiano. “Più  in fretta gli rilasciamo questo permesso, più in fretta lascieranno questo paese” sostiene il deputato della Lega Matteo Salvini. Ora, e allora, ottenere un permesso di soggiorno, anche se provvisorio, non sarà più così difficile, e il giro d’Oltralpe altrettanto.

Beati migranti: “France, France, France” gridano Mahdi e altri ragazzi tunisini dal campo di Manduria, con la speranza di ricongiungersi ai loro familiari. “Non scappate, o diventerete irregolari perdendo i vostri diritti”, li rassicurano le associazioni di volontari spiegando loro come ottenere il permesso. La polizia di frontiera francese non avrà alternative, li lascierà passare poiché il permesso temporaneo di soggiorno trasforma il clandestino in un rifugiato comune; quello status protettivo che grazie alle leggi comunitarie in vigore evita il rimbalzo nel primo paese che li ha accolti, in questo caso l’Italia.

Quindi il trattato di Schengen ha permesso finora di rispedire al mittente gli indesiderati, ma il metodo ce l’ho duro -copyright Lega- i cugini della campagna d’Oltralpe non potevano proprio prevederlo. Per via Le Monde si è fatto sapere di un Esagono ancora pacatamente incazzato, poichè giunto a conoscenza della beffa italiana solo in giornata: “la Francia vuole esaminare la conformità al codice Schengen” del permesso di soggiorno temporaneo. E il Viminale di Parigi, in attesa di uno scrupoloso esame di validità giuridica dei permessi temporanei, non ha commentato.

Insita nel cauto giramento di balle francese c’è però una risposta al deputato leghista: l’Italia non rilasci i permessi a caso: ”Prima di concedere questi titoli – scrive Le Monde – l’Italia dovra’ tuttavia esaminare ‘caso per caso’ la situazione di ogni espatriato tunisino sbarcato sul suo territorio. Il governo italiano dovra’ assicurarsi che nessuno sia ‘segnalato’ in uno schedario di polizia e non sia oggetto di interdizione dal territorio. I tunisini a cui saranno concessi questi titoli dovranno avere dei ‘documenti di viaggio’ con loro e dimostrare di avere ‘risorse’ sufficienti”.

All’oggi dei 900mila tunisini regolari in Europa, 600mila sono in Francia, 150mila in Italia, 85mila Germania, 20mila Benelux e 20mila in Svizzera. E in Italia, nonostante ciò, funziona sempre più il metodo Lega-lizziamo il razzismo.

Pubblicato Agoravox.

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Francia: si pulisce il culo con il tricolore. Scatta la legge

Oltralpe

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Di Andrea G. Cammarata

Anche la Francia ha i suoi momenti di bassezza, ieri il capo di Stato francese, Nicolas Sarkozy,è stato oggetto di un lancio di bottiglietta di plastica da parte di un discolo scolaro, tempo fa un altro ragazzino dopo aver avuto l’onore di poter stringere la mano al presidente, si era vistosamente pulito sui pantaloni l’arto, come a mo’ dispregiativo.

Situazioni simili sono avvenute per il capo del governo, Berlusconi, in Italia: la statuetta del duomo di Milano lanciata da Tartaglia è un caso, ben più grave, ma ugualmente indice dell’intolleranza suscitata da questi “alti” rappresentanti di Stato.

Quanto all’amor di Patria, pratica oramai in disuso un po’ ovunque, e alla salvaguardia dei simboli dell’identità nazionale, come bandiera e inno, sembra che anche in questo fra il Bel Paese e la patria dei Lumi, ci sia una certa analogia. E’ notizia di ieri di una proposta di legge francese per rispettare la bandiera tricolore. L’indignazione generale è stata suscitata in seguito alla pubblicazione da parte del quotidiano Métro di una foto. Tale allegro ritratto mostrava “un uomo che si puliva il posteriore con la bandiera tricolore”, così riporta il fatto il settimanale d’oltralpe, L’Express.

Il testo di legge è stato depositato ieri da Louis Nègre, senatore UMP, il Partito della maggioranza, e 50 deputati avrebbero già accolto positivamente l’idea. Oggetto della proposta sarà quello di “sanzionare l’oltraggio alla bandiera o all’inno nazionale, fuori, come già lo prevede il codice penale attualmente, da una manifestazione organizzata o regolamentata dalle autorità pubbliche”, le sanzioni saranno anche per chi “offre, rende disponibile, o diffonde un’immagine o una rappresentazione di oltraggio alla bandiera o all’inno nazionale, dal momento in cui si costituisca un invito a commettere l’infrazione”, è quanto si legge nel comunicato diffuso dal senatore.

Naturali, le memorie, tutte italiane, vanno a un leader della maggioranza, deputato della Repubblica e ministro:  “Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo” e “Il tricolore lo metta al cesso, signora”, ancora “Ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore.” (fonte Wikipedia). Queste dichiarazioni, sebbene datate di più di dieci anni, sono valse una condanna per il reato di vilipendio alla bandiera italiana, a Umberto Bossi. Questione di “Trico”.

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-Sarkozy sfiorato da una bottiglietta di plastica vuota. Video

Sarkozy sfiorato da una bottiglietta di plastica vuota. Video

Oltralpe

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Di Andrea G. Cammarata

Tempi difficili in Francia, ieri il presidente Sarkozy è stato colpito da una bottiglietta vuota d’acqua minerale Evian, l’autore dell’efferato gesto è stato uno scolaro. Nulla di grave comunque, a momenti Sarkozy non se ne accorgeva nemmeno. Poche, le righe dedicate allo spiacevole inconveniente da parte dei media francesi, Le Figaro scrive: “In visita in un collegio per lottare contro il ‘cancro dell’assenteismo scolastico’, il Capo dello Stato è stato preso di mira da uno scolaro, che ha tentato di colpirlo lanciandogli una bottiglietta, che ha appena sfiorato il presidente. Un agente di sicurezza si è interposto fra i due.”

La notizia sembra avere, però, avuto più rilievo in Italia, il Tg1 ha infatti dedicato anche un breve servizio al fatto.

Naturali le tristi memorie sollevate da questi gesti sconsiderati che riportano all’episodio del Presidente del Consiglio, quando fu colpito da un treppiede e da una statuetta del duomo di Milano.

Il video:

Tuttavia fa specie il caso di Sarkozy perché in visita al collegio proprio, come detto, simbolicamente contro l’assenteismo e la violenza scolastica; quando, a termine dell’incontro  con gli insegnanti e della visita della scuola, il presidente francese avrebbe optato per un breve “bagno di folla”, momento in cui la minerale è arrivata “diretta”, comunque sia vuota.

Un consigliere dell’Eliseo, ha commentato il fatto: “C’est ne pas bien grave”, “Non è così grave”, ha detto.

Altre risposte dei cittadini alla notizia sul sito di Le Figaro on line, invece suscitano idee diverse. Oltre le parole dure come “racaille” ovvero “gentaglia”, per lo scolaro e genitori e i “Vergogna!” L’articolo diffuso dal quotidiano liberal francese viene accusato di “minimizzare” l’atto criminale, per nascondere quanto sia in realtà facile attentare la vita del presidente, anche il “C’est ne pas bien grave” dell’Eliseo è stato visto male.

In Italia, per l’aggressione operata da uno psicopatico al Premier, molte sono state le critiche ai “bagni di folla” fortemente voluti dal capo del governo, e allo staff della sicurezza.

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Francia: sì all’eolico

Oltralpe

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di Andrea G. Cammarata

Interessante spinta della Francia sull’energia alternativa, si punta all’eolico con la revisione della vecchia legge del 2007 sulla green economy, tuttora in discussione in parlamento. L’attenzione è sul governo Sarkozy, autore di un progetto di sviluppo dell’energia alternativa in ambito eolico: si parla di una dozzina di impianti off-shore che potranno produrre energia pari a 6mila MW, l’obiettivo da raggiungere è fissato al 2020.

Il governo francese è orientato, già da quasi un anno, sulle regioni considerate più favorevoli per l’installazione degli impianti eolici: Bretagna, Loira, Alta Normandia, Aquitania, Provenza e la Costa Azzurra, scrive il Corriere della Sera. I prefetti di queste regioni interessate sono stati interpellati dall’esecutivo per avviare una vasta consultazione sulle varie problematiche tecniche, ma anche normative, che potrebbero presentarsi nella varie zone.

A termine dei preparativi, entro l’estate, verranno indicati i luoghi più favorevoli all’installazione delle pale.

Una scelta fondamentale che consentirà, almeno oltralpe, una notevole diminuzione dell’inquinamento, evidenziando un approccio concreto della Francia a favore della green economy, e un forte interesse di sviluppo industriale nell’ambito delle energie alternative, cosicché da competere anche a livello internazionale. I verdi sostengono che l’indotto dell’eolico potrebbe creare almeno 50mila posti di lavoro da qui al 2020. Tuttavia certi intoppi sono stati imposti oggi dall’Assemblea nazionale, che in giornata ha votato positivamente il limite di 5 pilastri eolici per impianto, al fine di limitare il danno al paesaggio;  per evitare il deturpamento del territorio con impianti poco produttivi, un articolo di Grenelle 2 ( la legge sull’ambiente in discussione) avrebbe imposto anche a 15 megawatt il minimo di potenza produttiva dei nuovi impianti, ma l’articolo è stato bocciato in giornata perché, peraltro, avrebbe causato l’abbandono di tutti i progetti in corso di potenza inferiore.

Il ministro dell’Ambiente Yves Cochet, in forza ai verdi, ha spiegato a Le Monde che le nuove disposizioni tengono piuttosto a “frenare lo sviluppo dell’eolico in Francia e a favorire i grandi gruppi”, della stessa opinione lo è l’opposizione, che avrebbe voluto un piano per le energie alternative ancor più efficace.

Già l’isola della Corsica è colma di impianti eolici, e intanto che i francesi si rivedono, in Italia si pensa al vecchio nucleare.

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Francia, legge proibisci velo svelata da le Figaro

Oltralpe

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di Andrea G. Cammarata

Ancora proibizione del velo islamico, questa volta in Francia. Sembra una corsa al primato, ieri il Belgio, preso da una profonda crisi politica, alla Camera ha approvato una legge proprio inerente alla questione niqab e burqa, oggi spunta le Figaro, il quotidiano francese, che dice di essere venuto in possesso del disegno di legge francese, del governo Sarkozy, sempre in materia d’interdizione del velo integrale, di cui si è parlato alcuni giorni fa oltralpe, e che verrà presentato il 19 Maggio.

Insomma il primato proibizionista del burqa, sembra che saranno proprio i due paesi di lingua francofona a contenderselo, e se il Belgio non supererà la crisi politica, forse la Francia avrà la meglio.

Tutto sommato non sarebbe proprio male, fra le due leggi dei due paesi in questione quella francese appare essere più sensata, almeno sotto il profilo delle cause, lasciando tuttavia molti dubbi sulla giusto rispetto dei principi di libertà di espressione. Come d’altronde accade in Belgio, dove l’interdizione del velo, approvata alla Camera, si è deciso che sia totale nei luoghi pubblici, fatta eccezione per il periodo di carnevale. Da sottolineare che di velo integrale o di Islam, la legge belga non ne parla proprio, fa esclusivamente riferimento all’interdizione di circolare con il volto coperto in parte, o integralmente. Per di più, non poche polemiche hanno suscitato le parole di un deputato belga che ha inneggiato alla legge come una conferma dell’orgoglio d’identità nazionale, -essere belgi-, dimostrata della inusitata unanimità con la quale il voto è passato alla Camera.

Quanto meno in Francia, pur confermando un divieto assoluto, si è  avuto il buon senso di rinunciare a inutili ipocrisie, almeno nel testo della legge, e si è fatto espressamente riferimento alla questione Islam; il governo Sarkozy  legiferando ha avuto l’accortezza di  prevedere che tal volta non è solo colpa/volontà della donna, quella d’indossare il burqa, ma succede che sia una costrizione di altri, di ciò parla la proposta di legge in uno dei suoi due punti principali di cui è composta. Il legislatore è intervenuto a chiarire che chiunque imponga “con la violenza, la minaccia, l’abuso di potere o di autorità” l’uso del velo, sarà amaramente sanzionato con ammenda fino a 15mila Euro, o punito con un anno di carcere. Una pena gravosa che si pone con un intento chiarificante. Il governo non intende “stigmatizzare i musulmani”, ha detto Fillon, primo ministro francese.

Una persona vicina alla proposta di legge ha aggiunto: “ciò chiarifica la nostra intenzione: questa legge non è fatta per proteggere la società francese dall’islamismo ma le donne e i loro diritti”. Donne a cui la legge, nell’altro punto, ha pensato in maniera carina, punendole con “pene leggere” da soli 150 euro qualora indossassero il velo per strada, così prevederebbe il progetto di legge,  avendo considerato che costoro in genere sono poco agiate, o appunto vittime di abusi da parte dei mariti, o dei familiari.

Di buono c’è che la legge prevede un “periodo di mediazione” di sei mesi a partire dall’abrogazione della legge, durante il quale le donne che usano il niqab potranno riflettere prima che la legge entri realmente in vigore. C’è tempo, è sola una proposta di legge, e sicuramente si porranno questioni di costituzionalità, o si ricorrerà, con i suoi tempi, alla Corte Europea.

Articolo pubblicato su Newnotizie.it

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di Andrea G. Cammarata

Il primo ministro francese Francois Villon ha annunciato oggi ai deputati del UMP che il disegno di legge sulla proibizione del velo integrale sarà discusso in Assemblea nazionale in seno alla sessione straordinaria che si terrà ai primi di luglio e che il testo sarà presentato al Consiglio dei ministri il 19 maggio, dove si decideranno anche le modalità di presentazione del disegno di legge: se per ricorso d’urgenza o normale.

Il primo ministro infatti non ha specificato  se la legge verrà discussa “in urgenza” o meno. La procedura d’urgenza ha un esito legislativo più celere, perché prevede una sola lettura per ognuna delle camere, ma ciò che i presidenti dell’ Assemblea nazionale e del Senato si auspicano, è che venga prediletta la strada “normale” perché si possa varare la legge con “un consenso repubblicano”, della stessa idea è anche l’opposizione. Le aspettative del primo ministro Fillon sono assolutamente fiduciose sull’esito rapido e positivo del voto, il premier francese crede che questa proposta d’interdizione possa  diventare definitiva entro la metà di settembre, ma perché ciò avvenga bisognerà che l’assemblea Nazionale  e che il Senato approvino il testo in questione entro l’estate.

Secondo Le Monde l’opposizione dei socialisti globalmente si è espressa in positivo sulla possibilità di votare il disegno di legge, pur non approvando  un punto sui i diciotto che il testo contiene e la “modalità d’urgenza”. Tuttavia oggi su  Le Figaro arrivano nette dichiarazioni da parte di Jean Marc Ayrault, presidente dei socialisti all’Assemblea nazionale, che ha posto tre condizioni per l’esito positivo del voto: il “dialogo” con la maggioranza per discutere il disegno di legge, l’assenza della procedura d’urgenza, e “il rispetto del parere giuridico del Consiglio di Stato”, con una legge “efficace” e “applicabile”.

Più duro è stato Benoit Hamon, portavoce del PS, che ha spiegato chiaramente che il suo partito voterà “contro” una legge di proibizione generale, perché sarebbe “inapplicabile”.

Articolo pubblicato su Newnotizie.it

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di Andrea G. Cammarata

Ancora un no al velo integrale islamico, dopo il disegno di legge partorito recentemente dal Belgio, anche la Francia prepara una legge che volge positivamente alla proibizione del Burqa. Un’idea che era già stata presentata dai deputati francesi del UMP più di un mese fa, tuttavia la proposta di legge, che prevedeva un divieto assoluto di indossare il velo, fu rigettata.

Questa volta un nuovo disegno, apparentemente più moderato, nasce direttamente dal Governo Sarkozy, sull’onda di una riunione tenutasi all’Eliseo mercoledì mattina scorso. Il capo di Stato francese si è detto favorevole a un testo di legge che sia “generale” e chiarificante l’interdizione del velo, ma  “il più aperto possibile”, in maniera tale da favorire una scelta legislativa appropriata, sulla base del rispetto dei valori repubblicani.

L’interdizione del velo integrale è stata più volte spinta dal presidente dell’UMP, Jean Copé, che è stato il primo fautore della proibizione generale del velo, nonché autore del “forcing”, durato un anno fino ad oggi, che ha permesso di presentare la proposta di legge rigettata il mese scorso, che poi è stata ripresentata, per via governativa, come disegno di legge.

Di fatto, ciò avvenne grazie all’opposizione di socialisti e democratici, che avevano espressamente richiesto che la legge venisse varata tramite un disegno di legge del Governo e non tramite una proposta di esclusiva paternità dell’UMP, perchè questa seconda opzione avrebbe accelerato i tempi di abrogazione non dovendo essere vagliata dal Consiglio di Stato, impedendo così di “deliberare su di un soggetto sensibile” e di ottenere un “consenso repubblicano”, come riporta Le Monde oggi.

Il disegno di legge sarà presentato al Consiglio dei ministri il 12 maggio, poi verrà esaminato dall’Assemblea nazionale e potrà divenire vigente, dopo la fine della sessione parlamentare, entro il mese di giugno.

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